Banchetto di Re Licaone - Metamorfosi di Ovidio


francesco zaffuto - il banchetto di Re Licaone - acquarello e isatis -2008 - cm. 21,5x29 

Mi era giunta all'orecchio l'infamia di questo tempo;
sperando che non fosse vero, scendo dalla cima dell'Olimpo
e sotto spoglie umane io Giove percorro la terra.
Lungo sarebbe elencare tutti i misfatti che trovai
disseminati: nulla il sospetto in confronto al vero.
Passato il Mènalo spaventoso per i covi delle sue belve,
il Cillene e le pinete del gelido Liceo,
arrivo, quando il crepuscolo annuncia ormai la notte,
dove ha sede l'inospitale dimora del tiranno di Arcadia.
Feci intendere che era giunto un dio, e il popolo
si mise a pregare: Licàone prima si fa beffe dei devoti,
poi dice: "Voglio accertare, con prova lampante, che questo dio
non sia un mortale; e il vero sarà indubitabile".
Di notte, immerso nel sonno, m'avrebbe ucciso a tradimento:
questa era la prova della verità che intendeva.
Non contento, sgozza col pugnale un ostaggio
inviatogli dalla gente di Molossia,
e quelle membra ancora palpitanti nell'acqua bollente
parte le lessa e parte le arrostisce al fuoco.
Non ha il tempo d'imbandirmele, che con la fiamma vendicatrice
su sé stessa io faccio crollare quella casa degna del padrone.
(libro primo - Metamorfosi di Ovidio)


Per chi non ha sotto mano il testo di Ovidio ecco un link

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