Paesaggio e paesaggio della memoria

Nel mio dipingere il paesaggio ha avuto un aspetto di prevalenza.
Ci sono stati due modi con cui mi sono accostato al paesaggio: come contatto immediato con un presente che mi circondava e come memoria interiore che riemergeva.


Paesaggio
Nel dipingere il paesaggio presente, che ho chiamato paesaggio con il luogo ben preciso di dove mi trovavo, per tutto il tempo della realizzazione dell’opera mi sono trovato immerso nel luogo: ho cominciato con un primo schizzo per individuare le parti fisiche, sono ritornato più volte per esaminare le variazioni di colore durante l’arco di un giorno o di più giorni. Qualche volta la colorazione era immediata, spesso era frutto di ricerca in studio, ma in ogni caso l’esperienza con la realtà era vicina.








Questo acquerello della porta di Atri rappresenta quello che ho chiamato paesaggio del presente. Sono tornato più giorni in quel luogo per osservare la disposizione dei mattoni e la colorazione della luce solare che si spargeva su quei mattoni.

Paesaggio della memoria

In quello che ho chiamato paesaggio della memoria è prevalente la lontananza in termini di spazio e di tempo. Del paesaggio passato a volte era rimasto nel cassetto qualche schizzo impreciso o solo un’immagine fugace nella mia mente.







Questo acquerello ha come soggetto la stessa porta di Atri, ma dalla parte opposta. Attraverso un debole schizzo del 1992 ritornai nel 1998 con la mia memoria a un posto che aveva avuto spazio nella mia vita. La debole traccia dello schizzo ricordava appena qualcosa e per i suoi colori dovevo ricorrere alla memoria e al sogno.


Alcuni paesaggi della memoria non sono mai esistiti in nessun luogo, sono elementi che si compongono come pezzi della memoria stessa rimescolati da un sogno; gli elementi di un reale vissuto ancora permangono ma si mescolano con altri elementi mai esistiti, il colore permette tale mescolanza e come una specie di viatico permette di affrontare un viaggio sconosciuto.
Questo olio raffigura un’immagine della Sicilia che mi porto dentro, il movimento di colline gialle, lo scorcio di mare, le pale dei fichi d’india, ma i sassi che stanno disposti come denti sembrano rappresentare un antico malessere. (f.z.)